Diventare stomizzato significa dover accettare, per un periodo di tempo o per il resto della propria vita, di rimanere senza vescica o senza un grosso tratto di intestino, quindi senza un’importantissima funzione fisiologica sul controllo della quale si basa buona parte dello sviluppo psicofisiologico fin da bambino. Spesso accade in età avanzata, e ci si trova costretti ad imparare a controllare le proprie funzioni fisiologiche con modalità totalmente diverse e con l’ausilio di protesi esterne. Feci o urine non sono più trattenibili, ma confluiscono in un’apposita protesi di raccolta posizionata sull’addome, che normalmente funziona bene, sempre meglio anzi con lo sviluppo delle nuove tecniche, ma, specialmente all'inizio con l'inesperienza, può staccarsi, può rompersi, può non essere collocata bene e creare dolore o fastidio, può gonfiarsi, può fare rumore, soprattutto può fare molta paura, specialmente nei primi tempi . Nel primo periodo post operatorio l’ammalato che ha subito questa intervento deve affrontare l’elaborazione del lutto per l’organo perso e per il proprio corpo, l’integrazione del nuovo organo nell’immagine corporea, l’accettazione di sé in queste condizioni. La capacità di tollerare l’incertezza diventa fondamentale in quanto il corpo diventa un estraneo, come descrivono il dott. Ricci Bitti (Giovannini Ricci Bitti, Sarchielli, Speltini, 1982), la dott.sa Tissot (De Salvo Tissot, 2001) e la dott.ssa Briganti (L. Biganti, 2006) e il sacchetto un “corpo estraneo” da dominare, insieme alla malattia, col suo carico di sofferenza e minaccia, e ogni giorno diventa dominato dal pensiero costante del funzionamento del proprio corpo.
Col tempo, il sostegno delle persone care e il supporto specialistico avviene lo sviluppo di capacità di coping adeguate (Zani, 1999) e la ripresa della fiducia nelle proprie risorse, nelle possibilità di guarigione, nel positivo evolversi degli eventi. Molti aspetti psicologici sono implicati in questo cambiamento, alcuni possono rivelarsi fattore di rischio e altri fattore protettivo.
Per questo l'associazione ACISTOM dal 2003 offre sostegno psicologico professionale a tutti gli stomizzati, realizzato presso l’Ospedale Bufalini di Cesena attraverso la psicologa dell'associazione che opera in convenzione con l'Asl. Si effettua un colloquio pre-operatorio quando programmabile, uno o più colloqui post-operatori, un eventuale colloquio di follow up anche a domicilio e successivamente si può proseguire partecipando all'attività di gruppo dell'associazione. L'intervento psicologico può essere richiesto anche quando la stomia è presente da tempo, se subentrano nuove difficoltà di adattamento. L'obiettivo è migliorare la qualità di vita e ritornare col tempo alle normali attività senza negarsi assolutamente nulla.
Di seguito allegati alcuni documenti di approfondimento a cui si aggiunge la la Tesi di specializzazione in Psicologia della Salute della dott.ssa Laura Briganti intitolata "Diventare stomizzato: dalla riabilitazione alla prevenzione primaria" consultabile scrivendo direttamente all'autrice laurabriganti@alice.it