Domenica 11 marzo scorso, sfidando le previsioni meteo che davano acqua per l’intera giornata, come da calendario delle attività in programma, abbiamo accolto a Sarsina alcune delle delegazioni delle associazioni che avrebbero partecipato al nostro pranzo sociale: Reggio Emilia, Bologna, Ravenna, Rimini e Teramo. Con l’aggiunta di qualche partecipante di Cesena, eravamo oltre un centinaio all’incontro con la guida Stefania che, aiutata da una collega, ci ha illustrato la storia di questo borgo, piccolo ma così significativo, con le origini che affondano nella notte dei tempi. Date le temperature non proprio primaverili, ci siamo recati al Museo Archeologico Nazionale, uno dei più importanti dell’Italia settentrionale, per la ricchezza e la varietà dei reperti contenuti, tutti di provenienza locale e che riguardano in particolare l’età romana. Tanti i materiali che provengono da antiche sepolture: dalle iscrizioni sulle tombe è possibile farsi un’idea della vita e degli usi di tanti secoli fa, come il desiderio di perpetuare il proprio ricordo, incidendo sul marmo la decisione di lasciare una somma destinata a offerte rituali per celebrare la memoria del defunto. Tra i monumenti funerari spiccano, per la loro imponenza, quello a forma di dado di Publio Virginio Peto, decorato con insegne militari e simboli di cariche civili, che ci fanno capire che era destinato a ospitare i resti di una persona importante, e il Mausoleo di Rufo, che, per la sua imponenza, costituisce una delle maggiori attrazioni del museo. Tra i reperti rinvenuti nell’area della città, di eccezionale interesse è il grande mosaico pavimentale policromo detto del “Trionfo di Dioniso” che campeggia su un’intera parete di una sala, ben visibile in tutta la sua bellezza. Di grande fascino è poi la ricostruzione di una sala da pranzo, l’antico “triclinium”: l’ambiente si eleva su un pavimento a mosaico detto “di Ercole ebbro”, ritrovato negli anni ‘80 durante i lavori di ristrutturazione di una casa del centro cittadino: sul pavimento sono poi state collocate le ricostruzioni degli antichi triclini, i letti si cui si stendevano gli antichi romani mentre gustavano il cibo, e poi un tavolino, una credenza in cui sono state riposte antiche stoviglie e una mensola su cui poggia un completo da gioco, con vassoio, pedine e lucerna. Usciti dal museo, la visita è proseguita sul sagrato della Basilica di Santa Maria Annunziata, meglio conosciuta come santuario di San Vicinio: la chiesa è concattedrale, assieme al Duomo di Cesena, della Diocesi di Cesena-Sarsina. Dato l’orario ormai prossimo alla celebrazione della S. Messa delle ore 11.00, Stefania ce ne ha illustrato le caratteristiche, restando però all’esterno dell’edificio, per non disturbare i fedeli che stavano già affollando le navate della basilica. La funzione è stata seguita anche da tanti di noi che ne avevano espresso il desiderio, peccato che il suo protrarsi e la presenza di davvero tante persone hanno impedito di potersi fermare alla fine per ricevere la benedizione con la famosa “catena di San Vicinio” perché la mattinata è trascorsa veloce e dopo aver nutrito la mente e lo spirito, si era fatta l’ora di nutrire anche il corpo, raggiungendo il resto degli amici cesenati per il pranzo a Ponte Giorgi.